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L’esposizione “Anzola al tempo delle Terramare” è stata inaugurata il 17 dicembre 2011 presso la nuova sede del Museo Archeologico Ambientale ad Anzola dell’Emilia in via Emilia 87.
Il percorso illustra i materiali rinvenuti nella locale terramara, posta nell’immediata periferia occidentale del centro cittadino attuale, durante le numerose ricerche condotte nel territorio a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, fino ai recenti scavi archeologici. L’insediamento anzolese è infatti una finestra privilegiata per studiare le dinamiche del popolamento terramaricolo nella sua fase di massima espansione, cui seguirà, nel secolo successivo (XII a.C.), un repentino abbandono.
Gli scavi archeologici degli ultimi 18 anni, pur se eseguiti in emergenza piuttosto che sulle logiche della ricerca, hanno comunque fornito una mole di dati corposi ed interessanti utili per ricostruire vicende e caratteristiche di un nucleo insediativo che aveva raggiunto una certa prosperità grazie alla fertilità del suolo e a una nuova forma di organizzazione sociale ed economica che rappresenta una peculiarità di queste popolazioni.
Le indagini archeologiche restituiscono l’immagine di una comunità di 3300 anni fa molto ben organizzata, aperta a traffici e commerci, un villaggio terramaricolo con svariate produzioni di una certa raffinatezza. All’interno dell’area circoscritta dal fossato sono state trovate tracce sia delle basi che degli alzati di strutture abitative (capanne su terra), diversi pozzi per l’approvvigionamento idrico, canalette per il drenaggio e la distribuzione dell’acqua oltre a buche di discarica.
L’artigianato aveva grande importanza: è stata recuperata ceramica prodotta in loco, di buona qualità e soprattutto ben conservata, mentre la lavorazione del bronzo è attestata dal ritrovamento di una matrice di fusione. La produzione tessile e la lavorazione di osso e corno era modesta mentre è assolutamente eccezionale il ritrovamento di uno strumento, quasi certamente legato alla lavorazione delle perle di vetro, che costituisce la più antica attestazione di lavorazione in loco dell’Italia settentrionale e del Nord Europa.
Gli studi archeobotanici confermano l’ipotesi che il villaggio fosse circondato da un’ampia area deforestata destinata a pascoli e coltivazioni, mentre l’analisi di circa 5mila frammenti faunistici attesta la presenza di molti animali domestici, tra cui pecore (presenti in numero triplo rispetto alle capre), maiali, cavalli e bovini.
Infine emerge che questo grande villaggio, la cui sussistenza doveva essere legata principalmente alle risorse agricole e all’allevamento su un vasto entourage territoriale, era comunque aperto verso l’esterno, come dimostrano in modo evidente le perle d’ambra di provenienza baltica rinvenute nel sito.
Suggestiva è poi l’aula didattica che, tramite disegni sulle pareti e riproduzioni di oggetti ed arredi, suscita nel visitatore l’effetto di rivivere all’interno di una capanna terramaricola; inoltre negli spazi esterni del Museo è stata recentemente ricostruita una capanna dell’età del Bronzo con oggetti e arredi funzionali alla promozione di attività educative e didattiche.
Via Emilia 87 – c/o ex Caserma dei Carabinieri, 40011 (Bo)
Orari di apertura al pubblico
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